Il Commento

Fascicolo 1


L'ozio obbligatorio

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Gli italiani, non sapendo imitare gli inglesi nelle cose saggie, si contentano di seguirne le pedate nelle cose stupide. Domenica scorsa abbiamo avuto in Italia la prima domenica inglese — non ancora perfetta ma già abbastanza noiosa.
   Tutti quelli che lavorano — meno coloro incaricati di far ridere, piangere e ubriacare i loro simili — sono condannati a un riposo ininterrotto di ventiquattro ore. La tendenza alla pigrizia periodica, ch'era già abbastanza robusta nell'anima italiana, viene innalzata al grado di legge.
   Una signora napoletana — certa Matilde Serao — ha calcolato che a questa maniera i napoletani avranno ogni anno novanta giorni di festa e riconosce che sono un po' troppi. Un economista un po' bislacco — Giovanni Ruskin — sosteneva che il lavoro è un oggetto di lusso. La sobria Italia vuol fare economia anche di questo e preferisce l'economica fannullonaggine.
   Economica fino a un certo punto, veramente. Tutti questi disoccupati per forza che debbono cambiare a un tratto le loro abitudini settimanali dovranno pure occupare in qualche modo il tempo. Leggeranno di più? Ma le biblioteche non sono aperte e lavorando meno non avranno maggior copia di soldi per comprarsi libri o riviste. Andranno nei musei e nelle gallerie? I più non le conoscono o non le amano e d'altra parte non sono aperte a tutte le ore. Andranno in chiesa a pregare o a sentir la predica? Neppure per sogno: l'anticlericalismo è di moda e nessuno vorrà passare per codino e superstizioso.
   Restano i bigliardi, i caffè concerti, i teatri diurni di operette, le gare di lotta, i comizi festivi e, soprattutto, le fiaschetterie e i liquoristi. Il lavoro festivo più intenso non è forse l'assorbimento dell'alcool?
   I progressisti legislatori, spinti dalla simpatia per l'ozio e dal desiderio del favor popolare, hanno pensato all'igiene e all'umanità ma non hanno pensato a una cosa semplicissima: in qual nuovo modo si affaticheranno coloro che si devon riposare?
   Per rendere assurda la legge basterebbe renderla giusta. Perchè debbono lavorare la domenica i camerieri, i vinai, i caffettieri, gli istrioni, i commedianti e simil gente? Provate a chiuder anche i negozi di vino e i teatri e vedrete che la plebe d'idee più avanzate si rivolterà per tornare all'antico.


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